Ricordato prevalentemente come studioso delle spinte ideologiche che hanno prodotto il processo politico dell’Unità d’Italia, Luciano Russi, dopo gli esordi letterari e poetici, ha finito per essere un intellettuale di confine fra la storia, la filosofia, la politica, la società e lo sport. Oltre ai volumi Carlo Pisacane. Vita e pensiero di un rivoluzionario senza rivoluzione (di cui nel corso del 2007 è stata pubblicata una terza edizione), Nascita di una Nazione. Ideologie politiche per l’Italia (1815-1861),
I percorsi della stella. L’idea di nazione in Italia dal 1796 al 1946, ha pubblicato vari saggi su Dante e la de-sacralizzazione della politica, su Marsilio da Padova e la sovranità popolare, su Giovanni Botero e la “Ragion di Stato”, sul rapporto tra Rousseau e il movimento giacobino, sul pensiero politico di Robespierre, su Tocqueville e la Repubblica romana. Tra le sue monografie i volumi La democrazia dell’agonismo (2003) e Il passato del presente. Rodolfo De Mattei e la storia delle dottrine politiche in Italia (2006). Fra le attività legate ai corsi universitari tenuti, le sue ultime direzioni di ricerca vertevano sulla storia dell’idea di pace in epoca moderna.
Il suo ultimo libro è stato L’Agonista. Gabriele D’Annunzio e lo sport (Pescara 2008), un testo in cui, nel descrivere il vitalismo sportivo del poeta pescarese, ha fatto un curioso gioco di rimandi fra la biografia dannunziana e un rispecchiarsi della propria biografia. Non a caso nella Premessa ha scritto che fare i conti con D’Annunzio, autore inviso nella giovinezza, significava fare i conti con se stessi. «Tutto avrei potuto immaginare allora salvo che fosse lo sport (nella sua accezione più ampia) a ristabilire un buon rapporto con lui. Cosa che mi è accaduta quando ho letto alcune biografie e ho prestato la dovuta attenzione al suo sterminato epistolario. Da cui ho potuto ricavare l’agonista che è stato e che ho cercato di rappresentare in questo libro, che per me è anche una resa dei conti».
E’ scomparso prematuramente nel 2009.