PREMIO LUCIANO RUSSI
PER GLI STUDI STORICI
SESTA EDIZIONE / 2024

Sintesi delle motivazioni

Premio per l’eccellenza
negli studi storico-politici

Prof.ssa Daniela Preda

L’idea di Europa ha costituito, fin dagli esordi, il nucleo caratterizzante dell’approfondita ricerca condotta da Daniela Preda, con acribia filologica e lungimirante visione storica, sociale e politica. Dopo la laurea con lode in Lettere e Filosofia presso l’Università di Pavia nell’anno accademico 1982-’83, con una tesi intitolata Per una storia del Movimento Federalista Europeo. La nascita dell’autonomia federalista e il contributo pavese, ha conseguito il Dottorato di ricerca in “Storia del federalismo e dell’unità europea” nel settembre del 1992, con una tesi intitolata Il progetto di Comunità politica europea dall’art.38 alla caduta della CED (1952-1954).

Attualmente, la professoressa Preda è Direttore del Dipartimento di Studi Politici e Internazionali (DISPI) dell’Università di Genova, nell’ambito del quale ha promosso anche l’istituzione del Corso di laurea triennale in “Politiche, governance e informazione dello sport”, ed è Socia effettiva dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere”. Dall’anno accademico 2015/2016 è incaricata dell’insegnamento di “Storia dell’integrazione europea” (Cattedra europea Jean Monnet ad personam) nel Corso di laurea magistrale in Scienze internazionali e della cooperazione. In precedenza, ha insegnato anche “Storia contemporanea dell’Unione europea”, “Storia delle relazioni internazionali”, “Storia dei partiti in Europa”.

Gli interessi prevalenti di ricerca seguiti da Daniela Preda concernono la storia della costruzione dell’Europa comunitaria, la storia dei movimenti per l’unità europea nel secondo dopoguerra e la storia del pensiero federalista tra Otto e Novecento.

La sua attività di ricerca a livello europeo ha avuto un importante riconoscimento nel 2007, venendo segnalata nel volume della Direzione Generale Istruzione e Cultura della Commissione europea Jean Monnet Success Stories. Europe for Lifelong Learning tra le 4 storie di successo italiane. Su nomina del Consiglio generale della Moselle, ha fatto parte del Comitato scientifico per le manifestazioni su Robert Schuman e i padri fondatori dell’Europa previste per il 2006-2007 a Scy-Chazelles-Lussemburgo (città europea della cultura 2007). Ha fatto parte del Comitato scientifico per le celebrazioni in onore di Altiero Spinelli (2007-2009) e del Comitato promotore e scientifico del “Progetto Spinelli” (2013-2014).

È autrice di numerosi volumi e saggi pubblicati su libri e riviste nazionali e internazionali, nei quali viene documentato il processo d’integrazione europea sia da un punto di vista istituzionale, sia attraverso la ricostruzione delle vicende di alcuni tra i principali protagonisti, tra cui Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Robert Schuman, Lodovico Benvenuti.

In considerazione del curriculum accademico di assoluta eccellenza internazionale, anche per la consonanza con i temi di ricerca di Luciano Russi, per il quale l’ideale europeo è sempre stato uno specifico punto di riferimento, trasmessogli dal maestro Rodolfo De Mattei, anche in considerazione della sua centralità per la costruzione della pace, continentale e mondiale, il Consiglio direttivo della Fondazione ha deciso, all’unanimità, l’assegnazione del “Premio Luciano Russi” a Daniela Preda.

Nel corso della premiazione la prof.ssa Preda ha tenuto una lectio magistralis dal titolo La proposta europea di Alcide De Gasperi tra storia e attualità.

Borse di studio

Simone Bertuletti, Dos veces casado:il controllo delle unioni coniugali nella Sardegna asburgica, Università degli Studi di Bologna.

In questa ricerca è stato studiato uno dei tribunali più conosciuti della storia basso medievale e moderna, un’istituzione straordinaria capace di affascinare e sorprendere ancora oggi dopo più di un secolo e mezzo dalla cessazione della sua attività, l’Inquisizione spagnola, un ufficio in gran parte diverso da quello romano sia nel diritto che nella pratica. Anche se la bibliografia sul tribunale spagnolo annovera un gran numero di lavori, l’area geografica oggetto dello studio (la Sardegna) risulta pressoché sprovvista di studi relativi, con particolare riguardo al crimine di bigamia.

 La questione dei conflitti di misto foro, in cui è stato rivisto il ruolo della magistratura vescovile, il procedimento giudiziario del crimine di bigamia (sempre accostato all’iter seguito per le eresie maggiori), le irregolarità e gli abusi commessi nelle carceri e nel diritto inquisitoriale e la disparità del trattamento giuridico vigente tra i bigami sardi e quelli provenienti da altre aree dell’Europa e del mondo sono alcuni dei temi analizzati durante la stesura di questa dissertazione. L’Autore ha composto l’elaborato allacciando questa storia – giudicata per troppo tempo come meramente locale e staccata dal tessuto imperiale spagnolo – agli eventi politico militari in cui la Sardegna giocò un ruolo fondamentale, ergendosi a bastione preposto alla difesa del Mediterraneo occidentale contro l’avanzata delle armate turche.

 Infine, il terzo capitolo si è concentrato sui matrimoni dei rinnegati, in particolar modo su due processi non adeguatamente considerati dalla storiografia. Due casi che hanno riguardato da un lato un’unione coniugale tra un convinto apostata (già sposato in Occidente) e due donne islamiche, dall’altro una coppia di cripto-cristiani sposati in Barberia con il rito islamico.

Il lavoro è specialmente apprezzabile per originalità di apporti in ordine a un oggetto specifico finora non adeguatamente esplorato dalla storiografia, originalità che è frutto palese della rigorosa applicazione di un metodo di indagine pienamente acquisito e di una matura capacità di strutturazione ed esposizione dei risultati ottenuti.

 

Lorenzo Bonvicini, Infernum vivorum. Graffiti e storie dal carcere vescovili di Reggio Emilia in età moderna, Università degli Studi di Bologna.

All’ultimo piano del palazzo vescovile di Reggio Emilia alcune buie e umide stanze erano adibite in età moderna a carcere vescovile. Attualmente sono in abbandono ma conservano sulle pareti l’affascinante testimonianza dei graffiti lasciati dai prigionieri nei secoli. Proprio i graffiti sopravvissuti, uniti a una ricerca nelle carte del fondo “Processi criminali” dell’Archivio Diocesano di Reggio Emilia, consentono di ricostruire come i carcerati e il tribunale vissero e gestirono questi spazi. Non solo, l’unione di graffiti e carte processuali permette anche di raccontare le vicende giudiziarie dei prigionieri.

La tesi è dunque strutturata in due parti: la prima tratta i temi della giustizia vescovile, dei crimini del clero, della carcerazione e dei graffiti storici, concludendosi con una catalogazione delle fonti ritrovate a Reggio; la seconda si concentra invece sulla ricostruzione delle vicende criminali, una storia della criminalità del clero postridentino in terra reggiana che parte proprio dai graffiti.

Dallo stimolo di date e nomi graffiti, si sono poi ricostruite le vicende giudiziarie di alcuni prigionieri, partendo dalla raccolta e dalla trascrizione della documentazione sparsa nelle serie dell’Archivio della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. I protagonisti di queste narrazioni sono otto membri del clero e un laico, con i loro reati che esemplificano bene i crimini in genere commessi: mancato rispetto della disciplina post-tridentina (è il caso di un chierico arrestato per aver portato l’abito in maniera inappropriata), reati legati alla sessualità e a relazioni con donne e concubinato, furti e atti violenti, fino ad arrivare al caso dell’omicidio di un servo orchestrato dal suo padrone, un importante  arciprete della Diocesi.

Particolarmente apprezzabili risultano in questo lavoro l’ampio raffronto preliminare con la relativamente recente storiografia specifica e i risultati innovativi raggiunti grazie a solidi strumenti critici e a un’ottima capacità espositiva.